Agli inizi del II millennio, nelle pianure centrali dell’Europa, si sono stanziati i Celti (Galli per i romani), una popolazione di origine indoeuropea.
Intorno al VI secolo, i Galli si spostano verso la parte ovest dell’Europa, andando verso la Francia, l’Inghilterra e l’Irlanda di adesso.
Il piacevole clima della penisola italiana attira, però, alcune delle tribù celtiche:
- Insubri: in Lombardia,
- Cenoni: nel bresciano e nel veronese,
- Boi: in Emilia (si impadroniscono della città etrusca di Felsina che dai Boi prende il nome di Bologna),
- Senoni: sul litorale adriatico tra Rimini e Ancona.
I Galli sono guerrieri nomadi, armati di lance e lunghe spade di ferro a doppio taglio e con scudi rinforzati dal ferro; vanno all’assalto delle città conquistandole, fino ad avere il controllo di tutto il Nord Italia.
Liguri, Veneti ed Etruschi sono costretti a ritirarsi sotto l’avanzata dei Celti, senza riuscire, anche provandoci, a contrastarli.
Roma sacchggiata dai guerrieri di Brenno
I Galli continuano la loro discesa verso l’Italia meridionale: i Senoni provano, guidati da Brenno, ad assaltare Chiusi, città etrusca, che riesce a resistere all’avanzata celtica.
I Senoni, non contenti, si dirigono verso il Lazio seminando distruzione e morte. Viene riunito velocemente l’esercito romano e inviato contro i Galli, ma viene battuto da quest’ultimi nella battaglia sull’Allia, affluente del Tevere.
Nulla divide, ormai, i Galli da Roma che viene invasa, saccheggiata e incendiata dai Senoni. La popolazione romana, terrorizzata, scappa dalla città verso le campagna, l’unica difesa di Roma restano un manipolo di uomini rifugiati sulla rocca del Campidoglio.
I Senoni non hanno nessuna intenzione di stanziarsi a Roma, quindi, soddisfatti del bottino e del riscatto che i romani gli hanno pagato, in più pressati dai veneti nella Gallia Cisalpina, smettono di assediare la città e ritornano verso le loro terre.
I Galli nel tempo scenderanno spesso verso sud, fino ad arrivare alle coste ioniche, ma senza mai stanziarsi in questi luoghi, preferiscono vivere nei territori già occupati e coltivarli, attratti dalla ricchezza naturale della pianura padana.
La resturazione della potenza romana.
Da Titio Livio si legge:
“il colpo di tuono scoppiato sull’Allia […] Da un lato vecchi nemici, i Volsci, ripresero le armi e cercarono di cancellare definitivamente il nome di Roma, dall’altro, i mercanti recarono notizia che tutti i capi delle popolazioni etrusche si erano riuniti al tempio di Voltumna e si erano alleati in vista della gerra. Infine, vi era un’altra causa di timore: giunse notizia della ribellione dei Latini e degli Ernici, i quali da circa cento anni non erano mai venuti meno alla fedeltà che li legava a Roma. Tali erano gli allarmi che si levavano da ogni parte, mentre era chiaro per tutti che il nome di Roma era minacciato non solo dall’odio dei suoi nemici, ma anche dallo scorno dei suoi alleati“
Nonostante tutto questo Roma riesce a riaffermare la sua potenza, questo grazie alla sua classe dirigente, ai suoi cittadini ed ai suoi comandanti militari.
Tra i comandanti militari spicca la figura di Furio Camillo, il vincitore di Veio, al cui fianco vi ha generali come Lucio Quinzio Cincinnato.
Roma rafforza le sue mura per difendere la città e ristruttura l’esercito, per riaffermare la sua potenza porta avanti un attacco verso gli Etruschi, i Volsci, gli Equi, gli Ernici e i Latini.
Roma restaura lo status quo e nel 358 a.C. i Latini sottoscrivono nuovamente iltrattato di pace.
Dopo aver respinto i Galli Roma rappresenta, per le popolazioni limitrofe, una sorta di spartiacque, dando un senso di sicurezza, cominciando a far nascere nei vicini una specie di sentimento di unità italica.
Verso la fine del IV secolo Roma è la più forte potenza dell’Italia centrale, il suo sguardo si rivolge a sud, verso la Campania, dove sono stanziati i Sanniti.